Zhèng Chénggōngon – 鄭成功, conosciuto anche col nome di Koxinga, fu un condottiero, un signore della guerra, che visse a cavallo fra le dinastie Ming e Qing.
Nacque ad Hirado, nella prefettura di Nagasaki, in Giappone, nel 1624 e morì il 23 giugno 1662, a Taiwan. Egli era figlio di una donna giapponese, Tagawa Matsu, e di un personaggio piuttosto ambiguo, Zhèng Zhīlóng (鄭芝龍), anch’egli uomo d’armi, mercenario, ma anche mercante e come diremmo oggi, faccendiere. Quest’ultimo, al tempo del periodo Tiānqǐ (天啟) dell’imperatore Míngxīzōng (明熹宗) si recò appunto in quei luoghi, sposandosi, e mettendo poi al mondo un bambino che chiamarono Fúsōng (福松). All’età di 7 anni il piccolo venne rimandato presso il luogo di nascita del padre, nella contea di Nánān – 南安, nella provincia del Fujian (福建). Qui venne registrato nell’albero genealogico della famiglia col nome Sēn (森). Nel 1641 sposò la nipote di Dong Yangxian, un ufficiale, e nel 1644 venne iscritto alla scuola imperiale di Tàixué (太學) di Nánjīng (南京). Qui Qian Qianyi, suo insegnante, gli affibbiò il nome Míngyǎn (明儼), ed uno pseudonimo, Dàmù (大木). Quello stesso anno Pechino cadde in mano ai ribelli guidati da Lĭ Zìchéng (李自成), successivamente fondatore della brevissima dinastia Shun. Iniziava così un periodo di lotte intestine fra i vari monarchi pretendenti al trono di imperatore della dinastia Ming del Sud (poiché appunto i territori del nord venivano via via persi), mentre le popolazioni della Manciuria invadevano la Cina e fondavano la dinastia Qing. A questo punto inizia la storia di Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 come uomo d’armi. Uno dei monarchi del sud, il principe Táng (唐王), instauratosi presso la città di Fúzhōu (福州), riuscì nel 1645 ad assurgere al trono imperiale col nome di Longwu, grazie al sostegno di Zhèng Zhīlóng (鄭芝龍) e della sua potente famiglia. Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 lo incontrò, e fu appuntato Great General of Imperial Zhongjun Dudu Zhaotao (御營中軍都督招討大將軍). Inoltre gli venne affibiato il nome Chénggōng (成功), che significa “successo”, e conferito il nome del casato imperiale Zhū (朱), quello della dinastia Ming. Successivamente ricevette il titolo di conte (Bó) di Zhōngxiào (忠孝伯), ed infine il titolo di Guoxingye (Koxinga), ovvero “Signore del Casato Imperiale”. Fu in questa veste che il condottiero riuscì a difendere per qualche tempo l’imperatore Longwu (deceduto nel 1646) dalle mire espansionistiche della dinastia Qing. Il territorio della provincia del Fujian presenta una naturale difesa fatta di montagne a nord, caratteristica che teoricamente lo rende più difendibile. Tuttavia ad un certo punto il padre del condottiero, Zhèng Zhīlóng (鄭芝龍), preferì ritirarsi verso le proprie roccaforti sulla costa, facendo così mancare il proprio supporto militare all’imperatore Longwu. Quest’ultimo si ritrovò quindi solo a fronteggiare l’esercito nemico, e venne sconfitto e catturato. Emissari della dinastia Qing incontrarono segretamente Zhèng Zhīlóng (鄭芝龍), chiedendogli di riporre le armi; in cambio egli avrebbe ottenuto un governatorato, e la proposta fu accettata. Un comportamento che può essere visto come un tradimento, e che fu fortemente avversato da Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 e dal resto della famiglia, che decisero invece di perseguire nella guerra di resistenza all’invasione mancese.
Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 si recò quindi a Nan’ao (南澳), nel Guangdong (廣東), per reclutare nuove truppe, e si spostò poi presso l’isola di Gulan (鼓浪嶼), vicino ad Amoy (attualmente Xiāmén 廈門). Conquistò quella città ed anche Kinmen – 金門 – Jīnmén – Quemoy, che venne utilizzata per addestrare le truppe. Da queste località egli operò poi per lanciare offensive contro l’esercito Qing lungo tutta la costa del Fujian (福建), Guangdong (廣東) ed a Zhejiang (浙江).
Nel 1647 un altro monarca si proclamò imperatore della dinastia Ming del Sud: Zhū Yóu Láng 朱由榔, ovvero Guì Wáng (桂王), principe di Guì, che iniziò l’era di Yǒnglì (永曆) e si stabilì a Zhàoqìng (肇慶), nella provincia del Guangdong (廣東). I suoi territori comprendevano Guangdong, Guangxi, Yunnan, Guizhou, Hunan, Jiangxi e Sichuan. Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 si mise al suo servizio, ottenedo vittorie, soprattutto navali, conquistando città costiere, e stabilendovi uffici governativi per affermare l’autorità imperiale Ming. Tra queste, Zhāngzhōu (漳州) e Tóng’ān 同安区/同安區, anticamente parte della città – prefettura di Quánzhōu (泉州), ma ora parte di quella di Xiāmén (廈門). Ciò accadeva all’inizio del 1647. Il condottiero si conquistò pertanto la stima dell’imperatore, che lo nominò Wēiyǎn Hóu (威遠侯), cioè marchese di Wēiyǎn, e Zhāngguó Gōng (漳國公), ovvero duca di Zhāngguó. Nel 1653 Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 ottenne il titolo di Duca, letteralmente “Principe di Secondo Grado o di Prefettura” (Jùnwáng – 郡王) e venne nominato principe di Yánpíng (延平王). Nel 1655 il titolo di Granduca, letteralmente “Principe di Primo Grado” (Qīnwáng – 親王), e principe di Cháo (潮王), ma lo rifiutò, mantenendo quello precedente di principe di Yánpíng (延平王), che spesso si può leggere sulle epigrafi delle sue statue. Sfortunatamente i titoli nobiliari non gli impedirono di perdere parte di quanto conquistato; se infatti la sua potenza navale era considerevole, non altrettanto si poteva dire di quella terrestre, che mancava talvolta di appropriate strutture difensive. Anche per questo motivo nel corso della guerra egli stabilì nuove guarnigioni sui terreni conquistati, costruendo fortezze e tentando di attrezzarle per resistere al nemico.
Nella primavera del 1647, l’esercito Qing lanciò una controffensiva, e conquistò la città natale della famiglia Zhèng, Anhǎi – 安海镇 (precedentemente nota col nome di Anping – 安平), che oggi si trova all’interno della città di Quánzhōu (泉州). La madre di Chénggōngon, Tagawa Matsu, che non si era arresa come il marito, ma era rimasta al fianco della famiglia, preferì suicidarsi piuttosto che consegnarsi all’odiato nemico, secondo quanto riportano le cronache del tempo. Secondo altre fonti fu invece stuprata ed uccisa dai soldati Qing.
Tra il 1651 ed il 1652 il condottiero ottenne numerose vittorie sui Qing; fu allora che il Principe di Lǔ, Zhū Yǐhǎi (朱以海), autoproclamatosi imperatore Gēngyín 庚寅 nel 1646, si trasferì a Kinmen – 金門 – Jīnmén – Quemoy, sotto la protezione del condottiero. Nel frattempo il padre di Koxinga, Zhèng Zhīlóng (鄭芝龍), su pressione dell’imperatore Qing, Shunzhi, scriveva una lettera al figlio, inviandolo a deporre le armi. Il falimento di questo tentativo costò al padre prima i titoli acquisiti a e quindi anche la vita; la condanna a morte venne eseguita nel 1661.
Il fallimento delle trattative per la resa, nel 1654, convinsero i Qing ad inviare una spedizione militare contro i territori posseduti da Zhèng Chénggōngon – 鄭成功. Una flotta guidata dal principe Jidu attaccò Kinmen – 金門 – Jīnmén – Quemoy, ma venne sconfitta, grazie anche all’aiuto di una tempesta. Nel frattempo uno dei generali di Koxinga era riuscito a conquistare l’isola di Zhōushān (舟山), nella provincia di Zhejiang, confinante a nord est col Fujian, importante base navale, lasciando di fatto la marina Qing priva di supporto in quell’area. Le forze di terra completarono poi l’opera. Il signore della guerra aveva appena gettato i presupposti per una memorabile impresa militare: la conquista di Nánjīng / Nanchino (南京). Nel 1658, mentre le truppe Qing erano impegnate contro l’imperatore Yǒnglì (catturato poi nel 1660 ed ucciso l’anno dopo dai Qing) in Yunnan (雲南) e Guizhou (貴州), radunò uomini (circa 100.000) e mezzi presso l’isola di Zhōushān (舟山). A luglio dell’anno successivo, raggiunse il fiume Yangtze (Chángjiāng – 長江); in agosto sconfisse il capitano dei Mancesi Guǎn Xiàozhōng (管效忠) a Guāzhōu (瓜州); a settembre Gāo Qiān (高謙), comandante della guarnigione di Zhenjiang (鎮江) si arrese a lui. Tuttavia, giunto a Nánjīng (南京) subì una clamorosa sconfitta, perdendo gran parte delle sue truppe d’elite. Egli infatti sottostimò le forze nemiche, ebbe dei contrasti con alcuni alleati, e non era attrezzato per una battaglia di lungo corso su terra, dovendo continuamente rifornire le truppe e pagarle. Fu così costretto a ritirarsi presso Xiāmén (廈門) e Kinmen – 金門 – Jīnmén – Quemoy. L’esercitò Qing scatenò allora una controffensiva. Ciò costrinse il condottiero a cercare nuovi territori verso est: verso Taiwan.
L’ Invasione di Koxinga a Taiwan – 鄭成功攻台之役
In quegli anni, Taiwan era abitata per la maggior parte dagli aborigeni, di origine austronesiana. Inoltre vi erano alcune migliaia di individui di etnia Han, prevalentemente commercianti e pescatori, la cui immigrazione fu favorita dagli Olandesi. Infatti dal 1632, la Compagnia Olandese delle Indie Orientali si era stabilmente insediata a Taiwan, soprattutto nel sud ovest dell’isola. L’attuale città di Táinán (台南) rappresentava il loro centro principale. Ancora oggi si possono ammirare alcune delle vestigia di quell’epoca.
Zhèng Chénggōngon – 鄭成功, pressato dall’esercito dei Qing, decise che Taiwan poteva costituire il territorio ideale per una momentanea ritirata dal continente e per riorganizzare le forze. L’unico ostacolo era rappresentato dagli insediamenti fortificati olandesi. Nella fattispecie, Fort Zeelandia (Anping Old Fort) e Fort Provintia, proprio a Táinán (台南). Il 23 marzo 1661 egli salpò da Kinmen – 金門 – Jīnmén – Quemoy alla volta di Pēnghú (澎湖), forte di 25.000 uomini, con 400 imbarcazioni. Dopo aver lasciato un presidio, la notte del 30 marzo levò nuovamente l’ancora, e la sera del 30 aprile approdarono sulle coste di Taiwan. Sfruttando un canale navigabile che si insinua nell’entroterra, l’abile guerriero fece sbarcare le proprie truppe a Lu’ermen (鹿耳門) e le condusse sino alle alture a nord di Fort Provintia, ove oggi sorge Sānlǎoyé Temple (三老爺宮), e le fece accampare. Divise i suoi uomini in due forze separate e cinse d’assedio la fortezza. Dopo cinque giorni il comandante olandese Valentyn, che poteva contare solamente su 500 uomini, si arrese. Era il 4 aprile 1661. Solo tre giorni più tardi i soldati di Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 iniziarono l’assedio di Fort Zeelandia, difeso da 1800 fra soldati di leva e mercenari. Impresa tutt’altro che facile, poiché trattavasi di struttura solida, costruita secondo i dettami dell’architettura militare europea dell’epoca, e difeso da numerosi cannoni. Il museo della fortezza offre un resoconto dettagliato degli eventi di quei giorni. Al comandante olandese, Frederick Coyett, venne offerta la possibilità di arrendersi: gli fu inviato come messaggero un sacerdote protestante di nome Anthonius Hambroek, per convincerlo; quest’ultimo invece fece di tutto per convincere gli assediati a resistere ad oltranza. Tornato da Koxinga, che era venuto a conoscenza del fatto, venne giustiziato, e la figlia adolescente venne presa da Koxinga come concubina.
E’ forse questo l’unico episodio poco cavalleresco che la storia ci racconta riguardo al condottiero. Risulta comunque evidente a tutti che egli non fosse uomo da prendere in giro con leggerezza…
Ad ogni modo, i primi tentativi di conquista della fortezza non andarono a buon fine, ed il suo esercito subì numerose perdite. Si optò quindi per l’assedio ad oltranza. Il 5 luglio, una flotta olandese, costituita da 10 navi e 700 marinai, accorsa in aiuto di Coyett, venne affrontata in una serie di scontri vittoriosi. Nemmeno l’aiuto dei soldati del forte riuscì a cambiare le sorti della battaglia navale. Saputo della defezione dei mercenari tedeschi al soldo di Coyett, Koxinga lanciò l’attacco decisivo il 12 gennaio 1662. Il primo febbraio gli Olandesi si arresero. Fu loro permesso di ritirarsi portando con sé i propri averi e le vettovaglie necessarie per arrivare sino a Jakarta. La dominazione olandese era terminata dopo 38 anni. Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 rinominò l’insediamento di Zeelandia in Anpíng (安平), oggi uno dei distretti di Táinán (台南), sede ufficiale del principe di Yánpíng (延平王), e per tale motivo chiamata anche Città del Re / Principe (王城).
Nello stesso anno, 1662, parte della sua flotta, al comando di un italiano chiamato Riccio, effettuò incursioni sui villaggi costieri delle Filippine, dove si erano instaurati gli Spagnoli, chiedendo tributi in cambio della rinuncia ad attaccarli.
Sfortunatamente il giovane signore della guerra si ammalò di malaria, e morì il 23 giugno dello stesso anno, a soli 38 anni. Le sue imprese tuttavia erano ormai entrate nella leggenda, ed ancora oggi egli viene ricordato e riverito da ambedue i lati dello Stretto di Taiwan. Le sue spoglie si trovano oggi presso Nánān – 南安, nella provincia del Fujian. Dalla Cina del sud a Taiwan, molti sono i templi e le statue a lui dedicate. Noi ricordiamo solo i monumenti che si trovano presso il quartiere Anpíng (安平區) ed il già citato Sānlǎoyé Temple (三老爺宮) a Táinán (台南), ed a Kinmen – 金門 – Jīnmén – Quemoy la statua che si trova a Jiàngōngyǔ – 建功嶼 e Koxinga Shrine presso Xià shù yánpíng jùn wáng cí – 夏墅延平郡王祠 (linea 7 dell’autobus, fermata Koxinga Shrine).
Il posto di Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 venne preso dal figlio, Zhèng Jīng (鄭經)
Il lascito
L’eredità storica lasciata dal condottiero riveste grande importanza dal punto di vista politico e culturale. Come detto, egli viene additato da esempio e considerato personaggio virtuoso e di grande valore da ambedue i lati dello Stretto di Taiwan. Persino in Giappone (ma anche in Malesia, dove vivono alcuni discendenti) gli viene riconosciuta una grande importanza in considerazione dei suoi natali e della sua relazione con l’isola di Taiwan, che dopo la seconda guerra sino giapponese divenne protettorato nipponico. Ciò può in parte spiegare l’odierna relazione che esiste fra Taiwan e Giappone, sia culturale che politica, ed il miglior trattamento riservato agli abitanti di Taiwan durante l’occupazione del paese del Sol Levante, pur ricordando che non mancarono episodi di disumana ferocia e bestialità, come l’istituzione di bordelli dove le donne locali venivano costrette a prostituirsi per i soldati giapponesi.
Ad ogni modo è fatto assodato che Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 per la cultura Han sia ancora oggi visto come un personaggio idealizzato, talvolta rivestito di un’aurea mistica, tanto da dedicargli templi ed offerte. Sin dall’avvento della Repubblica di Cina nel 1912 la sua figura venne utilizzata allo scopo di idealizzare la resistenza contro l’invasore (il Giappone), ma è con la guerra civile che la sua figura viene prepotentemente utilizzata a scopi propagandistici. Da un lato la Cina continentale lo addita come l’eroe che lottò contro l’occupazione straniera e portò Taiwan sotto il controllo degli Han cinesi; per i reduci del Kuomitang che a Taiwan si rifugiarono dopo la disfatta, l’analogia col personaggio storico risulta probabilmente ancora più evidente, come anche il parallelo con la volontà di riconquistare i territori sul continente.
Diversa invece la posizione dei popoli aborigeni di Taiwan: per essi non vi fu differenza tra Olandesi, Spagnoli e cinesi Han; in tutti i casi si trattò di un’occupazione abusiva dei loro territori, di una colonizzazione non molto diversa da quelle del sud est del continente o dell’Africa, che portò a casa loro diversi stili di vita, ma soprattutto malattie, povertà, ed la progressiva riduzione dei loro territori di caccia, che portò ad una drastica riduzione della popolazione, se non all’estinzione di alcuni gruppi. una tendenza purtroppo ancora oggi in essere.
D’altro canto, gli storici riconoscono in Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 non soltanto un abile guerriero, ma anche un astuto mercante ed un pirata, uno che assaliva navi cariche di merci per il proprio tornaconto. Un’attività che oggi non considereremmo esattamente dagli alti contenuti etici, ma che riferita all’epoca era probabilmente un lavoro come un altro. Koxinga è dunque un personaggio dalle molteplici sfaccettature, e per tale motivo ben si presta a differenti interpretazioni, ancora oggi.
Personalmente, lo studio che mi ha portato a scrivere questo articolo, seppur superficiale, mi ha permesso di conoscere un grande personaggio a cavallo fra le ultime due dinastie. L’immagine che mi resta di lui, è quella della sua statua a Jiàngōngyǔ – 建功嶼, lo sguardo malinconico diretto verso Xiāmén (廈門), verso quel Fujian che non rivedrà mai più.
Di Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 esiste anche un film, The Sino-Dutch War 1661, conosciuto anche con i titoli 鄭成功1661, o Hero Zheng Chenggong o Kokusenya Kassen, prodotto nel 2000 in Cina e diretto da Wu Ziniu.
Infine una piccola curiosità. Secondo lo studioso taiwanese di cultura e viaggi Wáng Hàoyī – 王浩一, fu proprio Zhèng Chénggōngon – 鄭成功 ad introdurre a Taiwan l’anguria e la sua coltivazione (Fonte: http://ctopenbook.tw/archives/2015文學迴鄉之1:劉克襄、王浩一/).
Nota: Le date riportate potrebbero non essere attendibili al 100%. In alcuni casi ho riscontrato discrepanze fra le diverse fonti (Es, la data della morte)
Non vanno confuse la città di Anpíng – 安平, oggi Anhǎi – 安海镇, all’interno della città di Quánzhōu (泉州), col quartiere omonimo Anping – 安平 che si trova oggi all’interno della città di Táinán (台南) sull’isola di Taiwan.
I nomi delle dinastie e delle province non sono scritti in pīnyīn.
Le parole Anpíng ed Anhǎi devono intendersi con l’accento piano sulla A iniziale (1° tono)
I titoli nobiliari citati potrebbero non corrispondere perfettamente fra termine cinese ed italiano. Soprattutto per 王, l’equivalente in italiano può essere re, principe, monarca, regnante, ecc, a seconda dei casi. I principali titoli nobiliari sono:
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gong 公 “duca”
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hou 侯 “marchese”
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bo 伯 “conte”
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zi 子 “visconte”
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nan 男 “barone”