L’architettura tradizionale di Kinmen e del Fujian mostra delle peculiarità rispetto alle altre regioni; in altre parole, essa presenta degli elementi che non si trovano (o trovavano originariamente) da altre parti. Infatti la provincia del Fujian e dintorni era abitata dal popolo indigeno chiamato Minyue – 閩越) che solo fra il 7° ed il 13° secolo subì il processo di sinizzazione da parte dell’impero cinese. Il popolo Minyue venne sconfitto ed il suo territorio annesso all’impero nel 111 a.C durante la dinastia Han. Trattandosi però di un territorio inospitale, i vincitori preferirono spostare i nuovi sudditi in altri territori, forse per tale motivo nell’area del Fujian il processo di assimilazione culturale iniziò molto tempo dopo.
Dunque per quanto riguarda Kinmen ed il Fujian si parla più propriamente di architettura Hokkien, o Hoklo, o del Minnan. Uno degli equivoci più frequenti quando si visita Kinmen sta proprio nella definizione di architettura locale: tutti parlano di architettura tipica del Fujian, ma nessuno sa bene in cosa ciò consista. Oppure, se lo sa, per qualche motivo oscuro se lo tiene per sé.
Gli esempi di tale stile si trovano sparsi in molte zone, dal Fujian a Taiwan, ma anche in Malesia, Indonesia, Singapore, Filippine, ecc., grazie alla diaspora.
L’elemento architettonico probabilmente più distintivo e riconoscibile è il tetto a coda di rondine, chiamato 燕尾脊. Talvolta lo si trova anche in altre aree, ma è tipico dell’architettura Hokkien. Esso può presentarsi con uno o due “strati” ed il raggio di curvatura è variabile nei diversi edifici. Altra caratteristica propria è la presenza di numerose decorazioni coloratissime sulla sommità dei tetti di templi ed edifici importanti. In legno o ceramica, talvolta rivestiti, i decori rappresentano un segno di opulenza, che gli abitanti del Fujian poterono implementare grazie alle ricchezze accumulate lavorando all’estero e riportate poi in patria nel corso della dinastia Ming, nel XVI secolo. Prevalenti sui tetti ma non solo, le 剪瓷雕, come si chiamano in mandarino, richiedevano una grande abilità da parte degli artigiani, e pertanto la loro presenza conferiva lustro al proprietario. Animali mitologici, simboli religiosi, rappresentazioni di divinità e leggende, piante ed animali erano i soggetti di tali decorazioni, le quali si trovano frequentemente anche in Viet Nam.
Un’altra caratteristica fondamentale dello stile, riguarda la disposizione dei diversi blocchi che compongono l’abitazione, ovvero la pianta dell’edificio. Se in tutta la Cina era diffusa la forma ad “U” denominata 三合院 (letteralmente “edificio a tre combinazioni”) è nella cultura Hokkien che vengono enfatizzate le ali laterali, denominate “draghi protettivi” a Taiwan. A Kinmen esistono ancora oggi molti edifici in stile Hokkien con strutture più o meno articolate, basate sul succitato modello; ovviamente più dotato ed elaborato è il complesso abitativo, maggiore doveva essere la sua importanza e di conseguenza il lustro di chi vi risiedeva. Delle diverse forme e piante degli abitati scriverò in altra sede. Ad ogni modo è fondamentale sottolineare che Kinmen rappresenta l’ultimo baluardo esistente di una tale distribuzione architettonica, che ha resistito per centinaia di anni a pirati, invasioni, guerre, bombardamenti. Per tale motivo quel patrimonio architettonico deve essere tutelato e preservato ad ogni costo, e rappresenta la vera caratteristica peculiare dell’architettura locale. La varietà delle forme e della disposizione di blocchi e spazi interni è tale da non avere uguali al di fuori dell’arcipelago. Il suo retaggio culturale dovrebbe essere tutelato a ben altri livelli che non solo dalle istituzioni locali, a mio modesto avviso.
A margine di ciò, molti conoscono i Tulou del Fujian (福建土樓), da certi geniali analisti scambiati per silos missilistici, veri e propri grandi condomini di forma circolare, che però non riguardano Kinmen.
Ultima peculiarità, apparentemente più moderna delle altre, che è più che altro antropologica, è l’usanza di mantenere gli esercizi commerciali al piano terreno della propria abitazione, e destinare il piano superiore agli usi della famiglia. Una tradizione giunta sino a noi, che a Taiwan possiamo constatare facilmente nelle zone meno densamente abitate soprattutto, dove esistono ancora esercizi a conduzione familiare come una volta. A Kinmen una tale usanza si può osservare per esempio in Mofan street. Si tratta del 亭仔跤 – tíngzǐjiāo, equivalente al tong lau ad Hong Kong, diffuso in tutta la Cina meridionale ed è frutto della contaminazione dell’architettura locale con quella europea di epoca prevalentemente barocca, portata nel Sud Est dell’Asia nell’epoca d’oro del colonialismo.
By Osbert Chadwick (1844–1913) – Unknown source, Public Domain, Link
Da Hong Kong a Taiwan tali edifici si dipanavano lungo le strade costituendo dei veri e propri mercati, o addirittura dei distretti commerciali specifici per un certo tipo di beni, con la parte superiore dell’edificio che ricopre parzialmente od interamente il transito pedonale. Fra parentesi, i porticati che ancora oggi sono presenti lungo le strade a Taiwan, e che richiamano la succitata architettura, furono portati dai Giapponesi durante l’occupazione. Il motivo è presto detto: odiavano bagnarsi, e siccome a Taiwan il clima è subtropicale…
A Xiāmén – 廈門 è ancora possibile osservarne un esempio, caratteristico per la colorazione bianca e rosa degli edifici. I caratteristici edifici a più piani in stile occidentale di Kinmen, detti yánglóu – 洋樓, fatti costruire grazie alle ricche rimesse dei membri della diaspora locale non vengono trattati in questo articolo. Accenniamo solo al fatto che FORSE 亭仔跤 si può considerare come il suo precursore (povero).