La questione dell'identità culturale degli abitanti di Kinmen - 金門居民的文化認同問題 | Kinmen Rising Project

La questione dell'identità culturale degli abitanti di Kinmen - 金門居民的文化認同問題

L'arcipelago di Kinmen si trova a pochi chilometri dalle coste della provincia del Fujian. Forse non tutti sanno che dal punto di vista amministrativo, sia la Repubblica Popolare di Cina che la Repubblica di Cina annoverano fra le proprie province quella del Fujian. Per la prima essa comprende l'intera parte continentale del territorio, più la maggior parte delle isole, mentre per il governo di Taiwan essa si limita alle contee di Kinmen (quindi compreso l'arcipelago di Wuqiu), e di Lienchiang (isole Matsu). Su di un fatto i due governi si trovano quindi d'accordo: l'arcipelago di Kinmen fa parte della provincia del Fujian.

Questo può essere un primo punto di partenza per considerare la complessa questione del senso d'identità (o piuttosto sarebbe meglio dire le identità) degli abitanti di queste isole, che forse si potrebbe estendere anche all'intero territorio provinciale, ma non avendo dati in merito a disposizione, eviteremo speculazioni e ci riferiremo soltanto all'arcipelago di Kinmen.
 

Inevitabile lunga premessa


La domanda su cui intendiamo riflettere è: come si definiscono sono gli abitanti di Kinmen? Cinesi? Taiwanesi? Ambedue? Nessuno dei precedenti? Altro / non so?
Come potranno immaginare i lettori affezionati del sito e coloro che conoscono almeno parzialmente il contesto, la risposta non è facile. Innanzitutto perché non esiste una risposta univoca, ma molte risposte, perché ognuno può avere un'opinione diversa. Se poi ponessimo tale quesito per esempio a Taiwanesi, Cinesi, stranieri o abitanti del luogo, otterremmo molte risposte diverse. È importante comprendere la complessità dell'argomento e le molteplici sfaccettature, e che pretendere di giungere ad una risposta univoca rappresenta un approccio pretenzioso. In questi anni ho letto alcuni articoli di persone, spesso occidentali, che  hanno tentato, in buona fede o per via di un approccio semplicistico, di trovare una risposta. La metodologia impiegata, di intervistare poche persone, spesso con un medesimo background culturale, ha prodotto delle risposte che si rivelano tuttavia un po' di parte. Altri hanno ascoltato opinioni diverse, giungendo però a delle conclusioni, a mio personale giudizio, un po' forzate. In altri termini, mi è parso di rilevare un certa tendenza a voler definire il tutto come o bianco o nero, senza vie di mezzo. Un modo di vedere le cose un po' troppo come dire... occidentale! D'altro canto mi rendo perfettamente conto di quanto sia difficoltoso risolvere tutta la faccenda in un breve articolo, e con poco tempo a disposizione; soprattutto sono conscio di quanto estremamente complicato sia per un occidentale porre certe domande od intervistare persone di cultura così diversa dalla nostra. Mi riferisco in particolare alle domande scomode, che toccano argomenti sensibili, come nel nostro caso, o fatti e storie personali che possono urtare la sensibilità o irritare qualcuno. Avete mai assistito ad un dibattito politico su di un canale televisivo asiatico? Mai una parola fuori posto, mai una parolaccia od un urlo, è un ambiente asettico ed edulcorato; inoltre è tutto registrato, in modo da poter operare gli opportuni tagli censori. Altro mondo rispetto alla realtà nostrana... Per ultimo, dobbiamo anche notare che la risposta ad una certa domanda, posta da un interlocutore occidentale, non è necessariamente la stessa che si otterrebbe da un interlocutore di cultura cinese o asiatica. Pertanto non è mia intenzione confutare le altrui conclusioni, piuttosto offrire un ulteriore punto di vista che possa fungere da spunto di riflessione ed approfondimento, pur con tutti i limiti del caso. Il mio articolo, presenta infatti una pecca piuttosto rilevante, ovvero quella di non aver potuto consultare fonti in lingua mandarina. Ha però anche un pregio che altri non possono vantare, ovvero quello di offrire anche dei dati e numeri oggettivi, frutto di un'indagine scientifica di una tesi di laurea dell’università di Kinmen, che presenterò più avanti in questo stesso articolo. Inoltre, per quanto la mia indagine cerchi di essere la più obiettiva possibile, riflette inevitabilmente un punto di vista personale dettato dalla propria esperienza empirica e dalle proprie cognizioni. È palese che le opinioni di tutti siano importanti e rispettabili, tuttavia i molti attori interessati e le influenze esterne spesso tendono a filtrare od addirittura distorcere la percezione di una realtà comunque già difficile da cogliere nei suoi molteplici aspetti. Dobbiamo renderci conto che le opinioni su cui dovremmo focalizzarci sono quelle degli abitanti del luogo, in quanto parte in causa, più che quelle di politici, analisti di vario tipo e giornalisti accondiscendenti. Ciò ci permette di valutare e soppesare le diverse affermazioni con spirito critico, evitando di cadere nella trappola di un facile consenso.
Altro aspetto da tenere in considerazione, riguarda la composizione della cittadinanza dell'arcipelago. Come in tutti i luoghi del pianeta infatti, a Kinmen vivono famiglie che lì risiedono da diverse generazioni, ma anche genti provenienti da luoghi diversi, che lì vivono da minor tempo, ma il cui pensiero, almeno dal punto di vista legislativo, dovrebbe comunque avere il medesimo peso. A Kinmen vivono persone provenienti da Taiwan, dalla Cina, dal Sud Est Asiatico, ed anche qualche occidentale. Qualcuno con passaporto straniero, altri che hanno optato per la cittadinanza ROC.

Premesso dunque il contesto geografico e sociale, dobbiamo aggiungere quello politico. La questione dell'identità è infatti un argomento alquanto sensibile da quel punto di vista, sia in ottica internazionale che nazionale. Se per la Cina non esistono infatti dubbi a riguardo, per gli abitanti del territorio della Repubblica di Cina il problema si rivela più complesso. Paradise in Service movie set YángzháiI due principali partiti politici, KMT e DPP hanno una visione completamente diversa della Repubblica di Cina e dei suo territori; mentre il primo persegue la politica dell'unica Cina, il secondo propende per una visione indipendentistica e meno sino centrica. Tuttavia, tale visione è più applicabile all'isola di Taiwan e territori limitrofi (amministrativamente parlando, la provincia di Taiwan) che non alle isole a ridosso del continente. Ciò in quanto la loro storia, a partire dal conflitto sino giapponese, è proseguita su binari separati. L'arcipelago di Kinmen, benché invaso dai Giapponesi, rimase parte della provincia del Fujian, non venne annesso all'impero di Hirohito come accadde invece per l'isola di Taiwan, e questo è un fatto fondamentale per comprendere il contesto storico: la sorte di Kinmen, Matsu, Wuqiu fu differente da quella di Taiwan, che per decenni venne governata dal Giappone e ne rimase quindi profondamente influenzata. All'opposto, le isole vicine alla costa furono occupate, come la parte continentale, ma rimasero formalmente parte integrante della provincia del Fujian e sottoposte quindi al suo governo, seppur sotto il controllo giapponese, ove presente. Questo fatto storico viene puntualmente ripreso dai sostenitori della teoria di Kinmen e dei suoi abitanti come indissolubilmente legati al territorio ed alla cultura del Fujian e quindi della tesi dell’unica Cina, da cui vennero separati soltanto a causa della guerra civile e della conseguente occupazione da parte dell'esercito del Kuomintang (KMT). Non è un caso che politicamente l'elettorato di Kinmen sia da sempre schierato a favore del KMT. Ciò potrebbe apparire come un controsenso, visto che fu il Kuomintang, di fatto, a causare la rescissione del cordone ombelicale fra l'arcipelago e l'entroterra, occupandone il territorio ed impedendo la possibile riconquista di Taiwan da parte delle truppe di Mao. Il rapporto degli isolani col KMT ed il suo braccio armato si potrebbe definire di amore ed odio. Da un lato infatti impedì l'occupazione da parte delle truppe di Mao, ma dall'altro condannò la popolazione a decenni di miseria e privazione, di angherie ed ingiustizie da parte dell'esercito occupante, per non parlare della legge marziale e del reclutamento forzato degli abitanti, inquadrati nella milizia civile. flickr-26659527459.jpgKinmen fu vittima innocente di un conflitto che ne influenzò profondamente il modo di vivere, la cultura, la storia, la società, pagando un prezzo molto alto. Da un giorno all'altro, i vicini con cui si facevano affari, con cui si andava a pescare o ci si ritrovava dopo una giornata di lavoro, divennero nemici. Difficile dire quanto la propaganda del Kuomintang contro i comunisti fece nel corso degli anni presa sugli abitanti di Kinmen; in fondo essi non avevano nulla contro gli abitanti dell’arcipelago, li attaccarono solo a causa della presenza dell’esercito nemico. Tuttavia chiunque venga bombardato, anche “in amicizia” può sviluppare un certo risentimento (pensiamo ai bombardamenti statunitensi in Italia), per cui possiamo azzardare che l'occupazione da parte dei nazionalisti fu vista, almeno da una parte degli abitanti, come un male minore da sopportare.
Ciò che è certo è che comunque i legami non furono tagliati del tutto. Pur tra mille pericoli, nei momenti più favorevoli, si sviluppò il contrabbando con l'entroterra, che in qualche modo permise un certo mantenimento di contatti fra le due parti; anche i rispettivi disertori contribuirono allo scopo. In un modo o nell'altro dunque, qualche cosa riusciva a scappare fra le strette maglie dei due contendenti ed a raggiungere la riva opposta. Le notizie continuavano a fluire, la gente poteva farsi un'idea, ancorché parziale, di cosa accadeva sull'altra sponda e trarne le conseguenze.
Va comunque sottolineato che il KMT di oggi è qualcosa di diverso; il legame con l'esercito della Repubblica di Cina esiste ancora, lo vediamo non solo dalla bandiera nazionale, ma anche da fatti di cronaca e dai legami di certi personaggi con gli ambienti militari. Tuttavia l'esercito della Repubblica di Cina non rappresenta più il braccio armato del Kuomintang, bensì una moderna forza di difesa in cui coesistono anime diverse (pensiamo al numeroso personale di etnie aborigene), non necessariamente legate agli ideali perorati dal KMT. Per molti quest'ultimo continua però a rappresentare quell'idea di Cina a cui anelare, alternativa a quella del Partito Comunista Cinese, in grado di riportare tutto a come era prima della guerra civile, un territorio unificato possibilmente a guida nazionalista.
Alcuni anni fa avemmo l'occasione di parlare con una donna residente a Kinmen, secondo cui, pur essendo la maggior parte degli abitanti elettori del Kuomintang, essi non siano favorevoli ad un ritorno alla Cina Popolare alle condizioni attuali; il partito nazionalista verrebbe perciò visto ancora oggi come uno scudo, una protezione più affidabile rispetto a quella del DPP, apertamente in contrasto col governo di Pechino. Gli abitanti sono conservatori, sospettano delle novità (spesso a ragione, vedi il referendum sul casinò) e preferiscono la certezza degli aiuti governativi di chi li ha per tanti anni governati e protetti, rispetto a chi potrebbe far infuriare il potente vicino da cui dipende l'economia dell'isola, grazie all'abbondante flusso di turisti degli ultimi decenni. D'altro canto non sono nemmeno in pochi i sostenitori dell'unica Cina anche a Taiwan, e che considerano inevitabile il ritorno dell'isola e degli altri territori, tra cui ovviamente Kinmen, alla Cina continentale.
Negli ultimi decenni Pechino ha promosso una politica accondiscendente nei confronti dell'arcipelago di Kinmen, attraverso il governo della provincia del Fujian. flickr-30511294963.jpgIl turismo proveniente dalla PRC rappresenta da anni una fondamentale risorsa economica; inoltre gli abitanti di Kinmen possono recarsi con facilità a Xiamen e zone limitrofe. Sono stati intrapresi progetti di scambio culturale, è stato realizzato un impianto per la fornitura di acqua potabile dal continente verso l'isola, e c'è chi specula sulla possibile realizzazione di un analogo impianto per la fornitura di elettricità ed addirittura di un punte che colleghi isole ed entroterra, per non parlare della più balzana idea di una funivia. Se da un lato ciò porta ricchezza agli isolani, dall’altro aumenta la loro dipendenza dal continente. Chi vive a Kinmen si domanda sicuramente quale sarebbe propria sorte se improvvisamente il governo di Pechino decidesse di interrompere tali rapporti; un'eventualità che potrebbe anche verificarsi, in una qualche misura, nel caso in cui il governo locale dell'isola dovesse passare nelle mani del DPP; i recenti eventi politici hanno dimostrato come la Cina di Xi Jinping stia tentando di fare terra bruciata intorno al partito verde. La paura di perdere quanto faticosamente conquistato dopo anni di privazioni pesa enormemente sulla popolazione, ma anche sulle spalle dei governanti locali. Va comunque detto che l'attuale governo di Taiwan spende molto per gli abitanti dell'arcipelago; la macchina governativa locale stipendia numerose persone che curano strade, parchi, monumenti, attrazioni turistiche; il progetto per l'acqua potabile dal Fujian è stato pagato per il 15% dal governo locale di Kinmen, per l'85% dal governo centrale di Taiwan, attualmente a guida DPP.

La lunga ma inevitabile premessa probabilmente non ha fatto altro che acuire la confusione nel lettore. Come abbiamo visto, i fattori che influenzano il senso di identità degli abitanti dell'arcipelago di Kinmen son molti. Come precedentemente anticipato, nel corso della mia indagine ho trovato un documento che può schiarirci le idee, almeno in parte. Si tratta di uno studio di Jian-Feng Wei intitolato "An Examination of Cultural Identity of Residents of Quemoy (Kinmen)". Il link lo trovai sulla pagina in inglese di Wikipedia, ma ora pare non più fruibile. Ad ogni modo, si tratta dell'unico documento che sono riuscito a reperire in rete che dimostri un approccio scientifico alla questione, e che pertanto ritengo il più attendibile. Tuttavia, come gli altri, anch'esso non è perfetto. Pur con tutte le scusanti precedentemente esposte, l'autore ha rivolto 16 domande (più avanti trovate l’elenco) ad un campione di 10 individui, 5 maschi e 5 femmine, di età compresa fra i 26 ed i 47 anni, con differente background occupazionale. Si tratta evidentemente di un campione statisticamente non significativo, su di una popolazione di circa 140.000 abitanti. A parte ciò, a mio giudizio si tratta di uno studio ben fatto, sicuramente migliore rispetto a certi altri articoli un po' superficiali, e che cercherò qui di seguito di riassumere.
 

 

An Examination of Cultural Identity of Residents of Quemoy (Kinmen)


Innanzitutto l'autore fornisce una definizione di identità. Essa è correlata alla comunicazione, alle relazioni col mondo esterno. Tutti possiedono più identità, che si creano e plasmano attraverso la comunicazione (quindi meglio sarebbe utilizzare identità al plurale). Le identità sono entità dinamiche, destinate a mutare nel tempo, sia come concetto individuale che di gruppo; le relazioni e la comunicazione sono fattori determinanti in tal senso, e lo si può constatare confrontando il senso di identità di un individuo o di una comunità con il passare del tempo. Se per esempio considerassimo la popolazione di Hong Kong prima del passaggio alla Gran Bretagna ed ai giorni nostri, noteremmo delle differenze significative. Pur non avendo a disposizione dei dati da mostrarvi, possiamo comunque osservare dei cambiamenti profondi: pur considerando le differenze linguistiche e culturali rispetto alla cultura cinese mainstream, all'arrivo dei Britannici gli abitanti si consideravano Cinesi a tutti gli effetti, mentre oggi, dalle notizie che ci giungono quotidianamente, il sentimento anti cinese è profondamente radicato nella popolazione: guai a chiamarli Cinesi! Anche in questo caso il discorso sarebbe lungo, ma rischieremmo di uscire dal seminato, prendete questo esempio come semplice termine di paragone.
Tornando al documento, secondo l'autore le identità del singolo si definiscono quando questo diviene parte di un gruppo di individui col quale condivide certe caratteristiche, che si possono riassumere nel termine "cultura". L'identità culturale è dunque la caratteristica peculiare del sistema comunicativo del gruppo, che emerge all'atto della creazione dello stesso in occasione di particolari eventi, situazioni, o contesti comunicativi e relazionali.
Quanto sino ad ora affermato dall'autore rientra in parte fra quanto da me già precedentemente esposto, e mi trova quindi in sintonia col suo pensiero. Analogamente anche i concetti di identità dichiarata ed identità ascritta. La prima è quella professata, dichiarata da un individuo, secondo ciò che egli personalmente ritiene, mentre la seconda è quella attribuitagli da terzi (ricordate all'inizio dell'articolo le considerazioni riguardo il diverso punto di vista di Taiwanesi, Cinesi ed Occidentali sulla questione identitaria degli abitanti di Kinmen?); secondo l'autore le identità vengono create attraverso l'evoluzione di quei due concetti. In particolare, se quello di identità dichiarata risulta piuttosto semplice da accettare, non va sottovalutato l'aspetto di come gli altri ci vedono. Ciò può profondamente influenzare il proprio senso di identità ed appartenenza. Pensiamo per esempio ai Cinesi di seconda o terza generazione che vivono in Italia, ed il cui senso di identità viene spesso messo a dura prova e può causare anche pesanti riflessi sull'aspetto comunicativo e relazionale con le altre persone. Come si definiscono quegli individui? Come li definiamo noi? Sono Cinesi? Sono Italiani? Quanti di loro rinunciano alle proprie radici per riuscire ad integrarsi, modificando così la propria identità culturale? Se riflettiamo un momento su questo aspetto, la teoria proposta dall'autore dello studio ci risulterà senz'altro più comprensibile.
 

Identità ascritta


Generalmente gli abitanti di Kinmen vengono identificati come appartenenti all'etnia del Min del Sud, come molti fra gli abitanti di Taiwan ed isole limitrofe. Essi sono accomunati dalla stessa lingua, il mĭnnányŭ - 閩南語 o Hokkien (sebbene quello parlato a Kinmen sia leggermente diverso da quello di Taiwan, più vicino alla parlata di Xiamen), e dalla cultura. Successivamente allo scoppio della guerra civile, come abbiamo già visto, i contatti con la Cina continentale si interruppero. Dal 1949 al 1992, il governo del KMT, instillò nella popolazione della ROC l'ideale dell'unica Cina e della riunificazione dei territori, che nelle intenzioni iniziali poteva essere perseguita anche attraverso azioni di forza. La base di tale politica era il comune background culturale (中華民族 - Nazione cinese) e storico, di conseguenza per molti anni la popolazione venne plasmata in tal senso, andando così a rinforzarne il senso di appartenenza ed identità sull'intero territorio governato dalla Repubblica di Cina.
Una mia personale considerazione:
Se da un lato ciò portò sotto lo stesso ombrello l'intera popolazione della ROC, costruendo un comune sentimento d'appartenenza, d'altro canto ignorò bellamente le popolazioni aborigene di Taiwan, causando un malcontento che ancora al giorno d'oggi è vivo e talvolta causa di attriti con le genti di etnia Han di Taiwan. Nel contempo, l'avversione verso la Repubblica Popolare di Cina che veniva propugnata, acuì il senso di distacco dal continente, ponendo le basi per una nuova visione, più al passo coi tempi, e che negli anni ha raccolto proseliti anche nelle fila del KMT; una nazione cinese basata però su due sistemi, analogamente a quanto accaduto ad Hong Kong, anche se solo in teoria.
Tornando al nostro documento, l'autore asserisce che dal momento in cui iniziò il ritiro delle truppe da Kinmen, parallelamente alla nascita del movimento indipendentista di Taiwan, iniziarono a svilupparsi delle preoccupazioni in merito alla possibilità di essere marginalizzati, poco considerati dal governo centrale, di non essere più parte di un contesto comune in cui ritrovare sia l'isola di Taiwan che gli altri territori: se essa come entità territoriale dovesse assurgere a realtà politica indipendente, quale ruolo assumerebbero i territori periferici come le contee di Kinmen e Lienchiang? Si tratta di una preoccupazione legittima, che sembra trovare terreno fertile in certi atteggiamenti di politica interna da parte del partito attualmente al governo, il DPP, soprattutto sul versante dello sviluppo economico, tematica ritenuta molto importante dai cittadini delle contee periferiche. flickr-30510428094.jpgAd onor del vero, il governo di Taiwan ha finanziato e sta finanziando diversi progetti a Kinmen, il già citato collegamento per la fornitura di acqua potabile dalla provincia del Fujian, il ponte che collegherà Kinmen Maggiore e Minore, e poi la favorevole tassazione per persone ed attività economiche, ecc. Secondo quanto riporta Wikipedia, la contea si pone al 14° posto su 22 nella classifica del PIL / GDP pro capite con 20.726 US$ (dati 2016), sopra Miaoli County e Tainan city, quindi c'è anche chi sta peggio. Senza contare che nel computo fanno media anche gli abitanti delle isole di Wuqiu, la cui situazione economica è di gran lunga peggiore: lì esiste solo la pesca, finché dura... È lapalissiano che tutti vorrebbero più soldi, ma come detto in precedenza, l'occupazione da parte dell'esercito del Kuomintang aveva comunque prodotto una certa stabilità economica, a causa della presenza di un gran numero di soldati che comunque lì dovevano vivere, della creazione della fabbrica di liquore Kaoliang, e degli aiuti che il governo di allora non faceva mancare. Ebbene oggi la situazione economica è in mutazione, lo stato pare restringere i cordoni della borsa e si lascia spazio all'iniziativa personale, si va da una situazione non particolarmente florida ma sicura e stabile, verso un mercato aperto, ma incerto e con più rischi, effetto dovuto anche all’apertura del territorio ai mercati internazionali. Di conseguenza è piuttosto normale che qualcuno possa sentirsi trascurato ed in pericolo di vedere peggiorata la propria situazione economica.

Identità dichiarata


La formazione del sentimento della propria identità incominciò in concomitanza con due eventi particolari: l'abolizione della legge marziale nell'arcipelago nel 1992 e l'ascesa del Democratic Progressive Party al governo di Taiwan.
flickr-15766639915.jpgDalla prima, sino alla costituzione dei "tre piccoli collegamenti" (小三通 . Three Mini Links) con l'entroterra cinese nel 2001, le interazioni fra l'arcipelago e Taiwan costituirono il canale relazionale principale. O se vogliamo, l'unica via di fuga. Da quel periodo quindi gli abitanti di Kinmen possono andare a lavorare o studiare a Taiwan e viceversa. Le maggiori interazione fra i due territori portarono ad un avvicinamento.
Nel 2000 il DPP vinse le elezioni politiche, l'anno successivo tre linee di traghetti iniziarono a viaggiare regolarmente fra Kinmen / Matsu ed alcuni porti vicini della Repubblica Popolare di Cina. Il cordone ombelicale a lungo rescisso fu ripristinato. L'avvento del partito indipendentista al potere, come già anticipato, allargò il solco che separava i due lati dello Stretto di Taiwan. Tutti i succitati eventi contribuirono a realizzare, a plasmare e far evolvere il sentimento di una propria identità costituita da diverse sfaccettature.

È un dato piuttosto consolidato il fatto che Cina, Kinmen e Taiwan condividano una comune radice culturale, almeno secondo quanto ritengono le persone intervistate per lo studio. Quest'ultimo introduce i concetti, tradotti brutalmente, di cinesità e taiwanesità. Più propriamente ci si intende riferire alle rispettive culture. Ambedue sono il frutto di diverse componenti, alcune delle quali preponderanti rispetto alle altre nel proprio contesto, ed alcune in comune. In tutti e tre i suddetti luoghi, l'etnia e la cultura dominanti sono la Han del Min del sud. Tale componente culturale pende decisamente a favore di una visione sino - centrica. Una parte degli intervistati propende più o meno decisamente verso tale visione, da chi vedrebbe favorevolmente un ritorno alla Repubblica Popolare di Cina, a chi si identifica decisamente come Cinese, a chi si rifà al modello dell'unica Cina basata su due sistemi. Tale sentimento sembrerebbe acuirsi ulteriormente quando ci si ritrova in contesti geografici e culturali non cinesi, specialmente occidentali, dove l'appartenenza ad un contesto universalmente conosciuto e riconosciuto, la Cina nel nostro caso, viene enfatizzato ed utilizzato come carattere distintivo rispetto all'ambiente circostante. In altre parole, un abitante di Kinmen che si ritrovi per esempio negli Stati Uniti, tenderebbe secondo tali opinioni, a riconoscersi come Cinese, proprio perché tale identità è facilmente riconoscibile da chiunque. Va notato che anche qualche abitante di Taiwan si comporta allo stesso modo.

Pur riconoscendo una certa affinità culturale, altri intervistati tendono ad identificarsi maggiormente con qualcosa di diverso. Per alcuni Taiwan rappresenta la madre patria, per altri semplicemente è meglio della Cina. Certi individui ritengono che semplicemente Taiwan sia molto lontana, mentre la Cina, o meglio Xiamen, incarni qualcosa di molto simile ad un vicinato, con cui si hanno relazioni quotidiane. Pare dunque che il senso di identificazione con Taiwan sia, almeno in alcun casi, non così forte in chi comunque non mostra grande predilezione per la Cina continentale. È interessante notare che quelle stesse persone mostrino un'avversione pressoché totale verso la Repubblica Popolare di Cina e ciò che essa rappresenta, un atteggiamento piuttosto comune negli abitanti di Taiwan: se la loro identità dichiarata non può essere né quella di cittadini di Taiwan, né quella di cittadini della ROC, essi rifiutano quasi nella totalità degli intervistati, la possibilità di divenire parte della PRC.
Paradise in Service movie set Yángzhái

Come possiamo rilevare, per taluni vi è una netta separazione fra il senso di appartenenza alla Cina od a Taiwan. Mentre però coloro i quali si sentono Cinesi nutrono un senso di appartenenza piuttosto profondo, il senso di identificazione con entità territoriali come Taiwan o politiche come la ROC, viene talvolta visto più i chiave anti - PRC che per un reale sentimento di appartenenza. Tale atteggiamento ha portato taluni a creare un senso di identità terzo, in grado di mettere d'accordo tutti: tra l'essere Cinesi, Taiwanesi, o cittadini ROC, c'è chi ha iniziato a definirsi semplicemente come cittadino di Kinmen. A mio giudizio questa è la definizione migliore per un luogo che si trova al confine fra due realtà diverse; Kinmen ha infatti sviluppato nel corso degli anni caratteristiche proprie che lo rendono diverso ed unico, nonostante certi interessi politici (ed economici) tentino a tutti costi di assimilarlo ad una parte o all'altra. Purtroppo però tale definizione è poco applicabile al di fuori dell'universo cinese, perché in pochi conoscono il luogo. Infine c'è anche chi considera la propria identità un miscuglio fra le suddette, senza porsi troppi problemi su eventuali contrasti.
Va notato un fatto curioso riguardo le dichiarazioni degli intervistati. Chi propende verso Taiwan, fa esplicito riferimento a specifiche ragioni per non volersi considerare parte della PRC: libertà, democrazia, diritti... Chi invece si dichiara Cinese ed aspira ad un'eventuale riunificazione col continente fa sì riferimento alle radici culturali e linguistiche, ma anche a fattori di ordine economico. Nessun cenno riguardo a diritti umani, libertà, ecc., argomento che i sostenitori dell'unica Cina preferiscono sempre evitare.
Da rilevare anche che molti intervistati hanno mostrato una certa attitudine alla conciliazione fra i diversi punti di vista; più che comprensibile viste le vicende del recente passato.
 

Conclusioni dell'autore


Gli abitanti di Kinmen si sono da sempre identificati con la cultura del Min del sud e della Cina. Con l'avvento della guerra civile essi subirono l'imprinting dell'ideologia del Kuomintang, adottando quel senso di identità loro impiantato dal governo della ROC. Di conseguenza non riuscirono a sviluppare una propria identità autonoma sino all'abolizione della legge marziale e all'insorgere del movimento indipendentista di Taiwan. La paura della marginalizzazione da parte degli indipendentisti li spinse a ricercare una situazione di stabilità e sicurezza che portò allo sviluppo di un proprio senso d'identità, costituito da diverse componenti, come risposta ad una serie di stimoli provenienti dall'esterno; una sorta di rivendicazione ed affermazione nei confronti dei tentativi di etichettatura operati da forze esterne allo scopo di perseguire i propri obiettivi, spesso di carattere politico. I continui alti e bassi nelle relazioni fra le due parti dello Stretto di Taiwan portano ad una continua mutazione del senso di identità degli abitanti di Kinmen, che pur mostrando una profonda affinità culturale con la Cina continentale, tende a smarcarsi da ciò che la Cina e la PRC rappresentano oggi; l'incertezza nelle relazioni col governo di Taiwan d'altro canto insinua nei cittadini insicurezza e sospetto, ma contemporaneamente viene mantenuta la speranza di un riavvicinamento. A ciò aggiungo, a titolo personale, l'impatto, seppur tardivo, della globalizzazione, che se da un lato può mettere in crisi i tradizionali canoni identitari, dall'altro lato può portare anche ad un rafforzamento degli stessi, che talvolta sfociano nel nazionalismo e nel populismo.
L'autore infine fa presente che sarebbero auspicabili ulteriori studi per valutare l'influenza dei fattori politici ed economici sull'identità culturale degli abitanti dell'arcipelago.

Di seguito la lista delle domande poste agli intervistati:

Please describe your feelings about living in Quemoy.
Please define what a resident of Quemoy is.
Please use one or two sentences to describe your own identity as a resident of Quemoy.
Do you notice any changes in your self-identity over the years?
What is the meaning of “Taiwan” to you? Does the meaning ever change? Why?
Do you identify yourself with Taiwan? Why?
What is the meaning of “China” to you? Does the meaning ever change? Why?
Do you identify with “China”? Why?
Do any events lead you to think that there is a need to separate “Taiwan” and “China”?
In your experience, do other persons ever question your identity? If yes, how?
How would you describe “people in Taiwan (Taiwan ren)” and “people in China
(zhong-guo ren)”? What is the main difference between the two?
In your opinion, putting all politics aside, what should the relationship be between
Taiwan and China?
Do you agree with the following statement: “People in Quemoy are non-Taiwanese and
speakers of the South Min dialect”?
Please describe your point of view on the “xiao san tong (three mini-links)”.
Please describe the relationship between the “da san tong (three links)” and the “xiao
san tong (three mini-links)”.
Please describe your view of “Quemoy’s culture”, “South Min’s culture”, and
“Taiwan’s culture”.

 

Epilogo

Come abbiamo constatato, la questione è tutt'altro che semplice e definita. Lo studio ci ha permesso di prendere in considerazione alcuni fra i diversi fattori che hanno portato allo sviluppo delle identità degli abitanti dell'arcipelago e di osservare come nei residenti essae mostrino una certa diversità ed una continua evoluzione, in contrasto con quanto traspare da altra stampa.

Gli interessi politici delle diverse parti coinvolte non possono far altro che alimentare il senso di smarrimento ed incertezza della popolazione, e ciò è particolarmente vero in un'epoca in cui sia i media tradizionali che quelli nuovi continuano a riversare una gran mole di informazioni, in parte vere, in parte false, aumentando la confusione; a ciò contribuisce anche la consueta mancanza di trasparenza delle istituzioni e di monitoraggio da parte di organizzazioni indipendenti.

Un territorio a cavallo fra due mondi sarà sempre destinato ad una condizione di equilibrio instabile; anche l’identità culturale dei residenti risente di tale condizione; tuttavia non sono pochi coloro i quali ritengono che ciò possa trasformarsi in un’opportunità per favorire il dialogo fra le due parti dello stretto, a patto però di riuscire a mantenere una certa obiettività ed indipendenza, anche rispetto alle lotte intestine.
Si tratta di una condizione, a mio giudizio, piuttosto simile a quella dell’Alto Adige e dei suoi abitanti, ove il senso di identità culturale è composto principalmente da due componenti, quella tedesca e quella italiana. Essa però negli ultimi decenni si è arricchita di nuovi elementi, dovuti all’immigrazione di nuove etnie, ma soprattutto dell’effetto della globalizzazione e dell’europeizzazione che hanno portato molti abitanti a considerare nuovi punti di vista ed allargare i propri orizzonti. Oggi ambedue le etnie principali ammettono senza problemi la “contaminazione” da parte dell’altra cultura, e la considerano come un valore aggiunto ed elemento distintivo, e quindi peculiare della propria identità, in particolar modo rispetto ai vicini, italiani e tedeschi. Per Kinmen potrebbe essere quello il modello a cui ispirarsi?

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