Jiàngōngyǔ - 建功嶼, l'isola che non c'è e gli Oystermen | Kinmen Rising Project

Jiàngōngyǔ - 建功嶼, l'isola che non c'è e gli Oystermen

flickr-10886259495.jpg Jiàngōngyǔ - 建功嶼, o Isola di Jiangong, è uno dei luoghi maggiormente suggestivi dell'arcipelago di Kinmen Jīnmén 金門 Quemoy. Si tratta di un piccolo isolotto, poco più di un ammasso di scogli, sul quale è stata costruita una piccola caserma, nome in codice W038, dotata di postazioni d'avvistamento, ora non più in uso ma comunque ben tenuta. flickr-10860278333.jpgA fianco si trova una gigantesca statua di 鄭成功, conosciuto in occidente col nome di Koxinga, che guarda alla città di Xiāmén - 厦门, con lo sguardo malinconico di chi ha dovuto lasciare la propria terra e sa che probabilmente non la rivedrà mai più. La statua è frutto di una donazione risalente al 2008 da parte della città fujianese (Cina meridionale) di Nánān - 南安: inizialmente destinata al santuario di Zheng Chenggon - 鄭成功 fu invece posizionata a Jiàngōngyǔ - 建功嶼 nel luglio del 2009. Di tali date non ho un riscontro ufficiale, mi sono basato su quanto rinvenuto su di un blog. Di Zheng Chenggon - 鄭成功, importante personaggio della scena storica di Kinmen Jīnmén 金門 Quemoy, tratterò in un articolo a parte.

La vegetazione dell'isolotto è costituita da alcuni alberi dalla chioma rigogliosa, che un tempo consentivano ai soldati di trovare refrigerio dalla canicola estiva e dai potenti raggi del sole. Arbusti e l'immancabile agave crescono intorno alla caserma e sulle rocce circostanti, consentendone la mimetizzazione.
Sul lato rivolto verso Kinmen, una piccola spiaggia declina lievemente dall'entrata dell'edificio militare sino al mare, mentre dal lato opposto, quello rivolto verso la Cina continentale, un irto muro di scogli, adatto a respingere le forti onde e resistere ai possibili attacchi nemici, incute un referenziale rispetto. Su di esso furono erette le pareti della caserma; il suo aspetto severo ed impavido fa da contraltare alla tranquillità della minuscola spiaggia dal lato opposto, e le cui acque portate dalle maree giungono e si allontanano dolcemente, rivelando un paesaggio brulicante di minuscole forme di vita: perioftalmi, granchi, insetti volanti, minuscoli crostacei ed uccelli che di essi si nutrono. Tra gli arbusti vicino alla statua inoltre ho personalmente individuato un'upupa in cerca di cibo.
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Quando tuttavia si leva la burrasca, i venti feroci sferzano la sabbia della riva, ed agitano prepotentemente le fronde dei pochi alberi rimasti a presidiare l'avamposto. La natura si rifugia nelle proprie tane, mentre il mare si fa più agitato. La vita si ritira, come è stata abituata a fare da millenni, regolata dal ritmo delle maree. Al calar della notte l'isolotto di 建功嶼 Jiàngōngyǔ rimane solo, a combattere contro i flutti che fragorosi si infrangono contro gli scogli, e contro  il vento ululante, che pare talvolta contro di esso imprecare; emerge dall'oscurità grazie all'illuminazione artificiale della caserma, si riflette solitario nel mare, rivelandosi nella sua interezza solo grazie al bagliore dei lampi; l'ultimo combattente di una guerra che non cesserà mai, continua la propria battaglia per continuare ad esistere.

flickr-10859545403.jpgLa piccola isola ricade all'interno del territorio amministrativo di Jīnchéng - 金城鎮. La sua superficie è di circa 500 mq, ed è collegata alla terraferma mediante una tracciato di grosse pietre rettangolari di granito, che durante l'alta marea viene completamente sommerso; è questo l'aspetto più caratteristico di questo luogo, raggiungibile a piedi solo in determinati orari. Teoricamente si potrebbe utilizzare anche un'imbarcazione leggera (sulla spiaggia si trova un abbozzo di molo, con un palo per l'ormeggio), ma il rischio di rimanere incagliati tra invisibili scogli o spiaggiati è reale. Al calare della marea, l'isola si circonda di un anello di sabbia che la fa apparire estesa quasi il doppio. La granitica passerella consentiva ai militari ed alle poche merci di attraversare quel tratto di mare fangoso senza sprofondare, da qualche anno è divenuta una delle attrazioni più caratteristiche.
L'isolotto è conosciuto con diversi nomi. Pearl Island, Dǒng Island - 董嶼, The Leper Island durante la dinastia Qing: leper significa lebbra, e questo nomignolo poco simpatico le fu affibiato perché il luogo era considerato tanto isolato quanto un lebbrosario. Tuttavia l'appellativo forse più adatto è Áo Island - 鰲嶼, ovvero Isola della mitica tartaruga Áo.

Jiàngōngyǔ - 建功嶼 si trova fra la foce del fiume Wújiāng - 浯江 ed il molo nord di Shuǐtóu - 水頭, a Jīnmén Maggiore - 大金門. Raggiungerla è però tutt'altro che facile, se non si conosce l'esatta ubicazione. Iniziamo col dire che esiste un punto d'osservazione, con tanto di cartello descrittivo, che talvolta trae in inganno i visitatori, dirottandoli rispetto all'unica via reale d'accesso che parte dalla spiaggia antistante l'isoletta. Tale postazione ne consente comunque l'osservazione a distanza, volendo anche notturna, dato che la caserma è illuminata artificialmente, come scritto precedentemente. Ad esso si accede tramite una stradina che si inoltra nel bosco, proprio vicino alla fermata dell'autobus, linea 7, fermata Koxinga Shrine, che si trova appunto nel piazzale antistante Xià shù yánpíng jùn wáng cí - 夏墅延平郡王祠, ovvero il santuario di Zheng Chenggon - 鄭成功 (Koxinga). Le coordinate GPS sono pressapoco 24.424833° Nord, 118.304472° Est (in modo da poterlo trovare più facilmente sulle mappe disponibili su internet).
Per recarsi invece proprio sull'isoletta, dal suddetto piazzale, tenendo il santuario alle proprie spalle, si prosegue per la strada a destra, direzione nordest; dopo circa 100m, sulla sinistra, troverete un minuscolo spiazzo, con una stradina che scende rapidamente sino alla spiaggia (eventualmente lasciate lì il motorino o la bicicletta prima di scendere). Il più è fatto; dalla spiaggia, con la bassa marea oviamente, è facile avvistare il percorso lastricato di granito che giunge sino all'isoletta. Una raccomandazione importante: prima di avventurarvi in questa escursione, consultate gli orari delle maree, disponibili presso gli information center, la capitaneria di porto, il sito della contea di Kinmen o quello del Centro Meteorologico Nazionale (meno accurato del precedente, seppur in inglese): la marea sale più rapidamente di quanto possiate pensare, ed oltre che un rischio per la vostra incolumità, potrebbe causarvi un inaspettato e spiacevole pernottamento su di un'isola disabitata!

Oystermen - di Marco Casagrande

 flickr-10924200616.jpgOystermen - Pescatori di Ostriche è l'opera creata dal controverso e talentuoso architetto finlandese Marco Casagrande, il cui nome tradisce le origini italiane. Si tratta di quattro figure in acciaio, alte 6 metri (con l'alta marea 3 metri) rappresentanti dei pescatori di ostriche locali. Esse sono disposte ai lati della passerella di granito che conduce all'isolotto di Jiàngōngyǔ - 建功嶼. Si trovano circa a metà percorso. Una delle peculiarità, è che le sculture, tutte diverse una dall'altra, come si può vedere nelle fotografie, sono alte sei metri; quando c'è bassa marea, esse spiccano lungo il tracciato di pietra, come benevoli giganti di metallo che introducono il visitatore all'isoletta. Tuttavia è con l'alta marea che il progetto artistico si svela in tutta la propria eleganza e magnificenza: grazie alla propria altezza le figure non vengono sommerse, ma paiono invece camminare sull'acqua: L'effetto risulta ancora maggiore se osservate da un'appropriata distanza. flickr-10871920594.jpgI quattro uomini d'acciaio presentano sul capo il tradizionale copricapo dei contadini asiatici, il cappello di foglie di bamboo; questo è dotato di un pannello solare che accumula energia durante il giorno, allo scopo di alimentare le rispettive lampade LED che si accendono al calar del sole. L'effetto ottenuto è quello di quattro pescatori che sembrano lavorare di notte in mezzo al mare. Le sculture inoltre sono perforate, in modo tale da lasciar passare i raggi solari attraverso di esse.
Purtroppo non sono riuscito a trovare nulla riguardo la storia dell'opera, ma resta il fatto che essa si inserisce perfettamente nel contesto ambientale, dimostrando, qualora ve ne fosse ancora bisogno, quanto l'arte, inserita in modo adeguato in un contesto naturale, possa andare a costituire un valore aggiunto per l'ambiente. A tal proposito desidero rilevare quanto l'intero arcipelago di Kinmen Jīnmén 金門 Quemoy si presti ottimamente allo scopo, permettendo all'artista di esaltare le proprie doti di creatività, non in maniera auto celebrativa, come può talvolta accadere, bensì armonizzandosi con l'ambiente circostante, compenetrandolo, per andare a divenire parte integrante di esso. Anche per chi, come me, era già stato in quei luoghi, quelle quattro figure metalliche sembrano essere lì da sempre. Una musica per gli occhi, una sensazione di sobrietà ed insieme freschezza, come è la natura dei pescatori rappresentati da Casagrande. Un'opera che racchiude in sé acqua, luce, vento e terra, gli elementi caratteristici di questi luoghi.
Anche chi non è esperto d'arte, potrà comunque apprezzare l'opera di Marco Casagrande, Oystermen - i Pescatori di Ostriche: un motivo in più per recarsi a Kinmen Jīnmén 金門 Quemoy, un luogo tutto da scoprire che saprà regalarvi emozioni e ricordi indimenticabili.

Non dimenticate di dare un'occhiata alla mia galleria fotografica di Jiàngōngyǔ - 建功嶼 e degli Oystermen!

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